Celebrando il centenario della nascita di Margherita Hack (1922 - 2013)
- Imma Tuccillo Castaldo
- 17 dic 2022
- Tempo di lettura: 2 min

In questo 2022 si celebra il centenario della nascita di Margherita Hack (1922-2013) . Ho voluto ricordarla portando ad un incontro pubblico tenutosi l’11 dicembre presso la Biblioteca comunale scolastica di Cottanello una rilettura di alcuni aspetti della ricca biografia della scienziata italiana.
Aspetti spesso considerati come secondari e che invece sono fondamentali per chi ha interesse a tracciare un profilo storico.
Nel caso di Margherita Hack, importanza non relativa hanno tanto la sua attività politica quanto l’ambiente familiare in cui cresce e si forma.
Chi conosce la mia impostazione analitica, sa che ai miei interventi non arrivo con le mani vuote. Questa volta ho voluto accompagnarmi all’ultimo scritto dalla Hack. Un modo per chiudere il cerchio del suo pensiero in maniera simbolica.
Il testo di circa 238 pagine, con una bella bibliografia di approfondimento, è stato scritto a quattro mani con Viviano Domenici, altro toscano, e per molti anni responsabile scientifico del Corriere della Sera.
Da solo il titolo spiega già l’argomento di cui vanno a trattare le pagine: “C’è qualcuno là fuori ? ”.
Pubblicato nel 2013 ed edito da Pickwick, il testo in alcuni tratti mostra ancora quella verace ironia e semplicità espositiva che hanno caratterizzato l’opera divulgativa di Hack fin dal 1997 e nello stesso tempo offre l’occasione di lasciarsi ispirare, per cercare risposte a domande più o meno complesse.
Chi scrive non smette di sottolineare il fatto che un libro di divulgazione scientifica non esaurisce, almeno non dovrebbe esaurire un argomento. In questo caso, il libro narra delle prospettive di indagine, e di critica, pur se esposte in sintesi, di molti errori e di sviste scientifiche e non, e svela dove si potrebbero annidare gli inganni delle cosiddette pseudoscienze.
Resta compito del lettore, qualsiasi sia la cultura di provenienza, approfondire temi ed aspetti evidenziati dai divulgatori.
Il libro della Hack e di Domenici è un testo che non può essere definito esaustivo. Possiamo godere di un resoconto accurato di come spesso anche la cultura scientifica, in un determinato contesto storico, risponda ad un’illusione generale, soprattutto quando l’argomento è la ricerca di tracce di una cultura aliena.
Con molte semplificazioni, ci porta a scartare ipotesi e spesso ci porta a far inarcare le labbra in un sorriso genuino per la gradevolezza di alcuni passaggi, soprattutto quelli dove si riconosce la verve della Hack.
La ricerca di una civiltà extra-terrestre con la quale comunicare, dalla quale difenderci o alla quale essere grati, è un leitmotiv che riempie le nostre decadi da qualche secolo. Non è questione secondaria e nemmeno da scartare con scetticismo o da abbracciare con folkloristica fede. Chi scrive per esempio trova gradevole considerare l’argomento anche da un punto di vista non scientifico, le lunghe e divertenti letture di fantascienza, la visione di iconiche serie cinematografiche che hanno per oggetto l’incontro con civiltà aliene sono parte integrante del percorso di crescita e conoscenza.
Margherita Hack con la sua poliedrica personalità ha insegnato quanto sia importante la versatilità dei linguaggi e quanto tutti insieme contribuiscano a definire un’opera, termine che metaforicamente descrive una vita, in tutti i casi un capolavoro, nel suo specifico un best seller.
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